Adibito alla funzione di mercato coperto destinato alla vendita del pescato, l’edificio fu disegnato dall’architetto Giuseppe Gimma (figura di assoluto rilievo per la definizione del progetto di espansione della Bari preunitaria) e realizzato nel 1837 nell’area dell’antico porto, di fronte all’edificio del Mercato della carne, all’ incrocio degli assi principali di sviluppo della nuova Bari.
Tale ubicazione ne ha fatto un luogo nevralgico per la città, uno dei punti di congiunzione più importanti tra il centro antico e il borgo murattiano, interessato sin dai primi decenni dell’Ottocento da progetti di valorizzazione e restauro. Nel tempo, l’edificio ha subito numerose trasformazioni, ampliamenti e soprelevazioni, sino ad assumere l’attuale configurazione nella seconda metà degli anni dieci del ‘900. Anche in seguito si sono succedute operazioni di restauro e manutenzione dei prospetti e, a partire dal 1997, interventi di recupero e valorizzazione di tutta la piazza.
Il progetto si propone di riqualificare il mercato tuttora attivo al piano terra dell’edificio, dotandolo delle attrezzature necessarie al suo funzionamento come luogo di vendita, relazione e convivio.
Le predisposizioni degli impianti a servizio dei banchi di vendita sono state collocate in corrispondenza degli angoli degli elementi portanti delle crociere, in modo da ottenere una serie di postazioni per la vendita e un locale provvisto di cucina dove sarà consentita la preparazione e la somministrazione dei cibi. I banconi di vendita prossimi alla piazza del Ferrarese e al Lungomare saranno provvisti di affaccio sugli spazi esterni, allo scopo di recuperare quel rapporto diretto che anticamente legava il mercato alla piazza.
In occasione dell’avvio dei lavori, indagini archeologiche condotte al piano terra dell’edificio hanno messo in luce un brano dell'antica banchina del porto, munita di bitte di attracco, ed il sistema dei sottoservizi di canalizzazione delle acque reflue del mercato verso il mare. La posizione della banchina del vecchio porto era nota dai documenti iconografici Otto-Novecenteschi, tuttavia si ignorava che all’epoca dell’ampliamento dell’edificio, all’inizio del Novecento, il manufatto fosse stato semplicemente interrato, né se ne conoscevano le caratteristiche ed il pregio. Il suo ritrovamento in condizioni ottimali ha rappresentato l’opportunità di procedere alla sistemazione dell’area ai fini della piena valorizzazione e fruizione dei resti messi in luce: l’area archeologica sarà delimitata da un cordolo in pietra calcarea munito di parapetto e una passerella consentirà di attraversare lo scavo in senso trasversale.
Un percorso stradale pavimentato in lastre calcaree, pensato quale collegamento tra la piazza e il teatro Margherita, attraverserà l’edificio del Mercato in corrispondenza dell’area archeologica, la cui fruizione, anche notturna, sarà garantita dalla predisposizione di un opportuno impianto di illuminazione.
I locali ammezzati presenti alle due testate dell’edificio, sino ad ora adibiti ad archivio e deposito, saranno riconfigurati, nel pieno rispetto delle caratteristiche architettoniche originarie, in modo da ospitare una Caffetteria e gli uffici del Polo del Contemporaneo.
Al primo livello, sarà ricavata una galleria lunga 30 metri illuminata dall’alto, che diverrà lo spazio espositivo del Polo del Contemporaneo. Analogamente al mercato, la galleria si configurerà come luogo di relazione e attraversamento, su cui graviteranno otto residenze d’artista provviste di servizi.
Sull’attuale terrazzo dell’edificio, da cui si gode una vista privilegiata sulla città, sarà realizzata una sorta di piazza pubblica, un giardino pensile aperto alla pubblica fruizione, dove sarà possibile svolgere attività ed eventi di vario genere e complessità.